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DISCLAIMER:
Si ricorda che tutti i diritti dei racconti inclusi sono di proprietà del sito “Jarod il Camaleonte Italia”, e che tutti i personaggi della serie “Jarod il Camaleonte / The Pretender” utilizzati nel racconto presente sono di proprietà MTM Productions / NBC Television, e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro.
SONGS CREDITS:
“Wild horses”, parole e musica dei Rolling Stones
“Perfect day”, parole e musica di Lou Reed




Nemico Comune
by Maf





Miss Parker si avviava con passo deciso verso l’ufficio di suo padre. La lite che aveva avuto con lui due giorni prima era stata eccessiva….aveva sbagliato lei nel sostenere che i metodi usati da suo fratello Lyle per fermare Jarod l’ultima volta erano stati scorretti.

(Forse.)

Per questo quella mattina era andata al Centro prima del solito: doveva chiedere scusa a suo padre. Non voleva che lui fosse dispiaciuto per una banalità come quella.

Arrivata di fronte alla porta del suo ufficio si fermò un attimo per sfoderare il suo sorriso più compiacente ed aprì con risolutezza i battenti.

Quello che vide le fece morire immediatamente il sorriso dalle labbra.

“Papà…cosa significa?” chiese facendo passare lo sguardo sui volti sorpresi di Brigitte, Lyle, Raines e fissandosi su quello di suo padre che stava in quel momento sbuffando fuori l’aria tra i denti, visibilmente in imbarazzo.

“Angelo…..cosa ci fai qui così presto?…”divagò Mr Parker accennando un sorriso e camminando verso di lei

“Io…volevo parlare con te prima di iniziare a lavorare..ma…” sbattè le lunghe ciglia e continuò “….non mi ricordavo che ci fosse in programma una riunione per stamattina….” Lo disse con aria disorientata e con voce titubante, mentre il padre ormai vicino si frapponeva tra lei e le altre persone nella stanza.

Non visto dalla sorella Lyle fece scivolare in un cassetto gli incartamenti che stavano in bella vista sulla scrivania.

“Di cosa volevi parlarmi tesoro?…” sviò ulteriormente l’uomo prendendole le spalle tra le mani e attirando gli occhi azzurri della donna su di lui

“Niente di urgente…ma vorrei dirtelo a quattr’occhi…..ma perché nessuno mi ha ricordato questa riunione ieri sera?” tentò ancora lei

“Oh, non è nulla che richiedesse la tua presenza angelo, non volevamo farti venire presto per niente…” sorrise Mr Parker

“Ma…ma se riguarda Jarod allora riguarda anche me!...”cominciò ad accusare Miss Parker “Lyle, perché non me lo hai detto?…” continuò lei guardando accigliata il fratello

“Beh…..”alzò lui le sopracciglia

“Perché lui pensava che lo sapessi…“angelo” ….” sbottò Brigitte rigirandosi il lecca-lecca tra le dita e accennando un sorriso che per Miss Parker assomigliava di più ad una smorfia

“Comunque adesso mi importa solo sapere quello che hai da dirmi tesoro, quindi…” continuò Mr Parker rivolto al resto degli occupanti “….se volete lasciarmi un momento da solo con…”

“No papà, non fa niente….” L’interruppe la donna “ non è urgente, te l’ho detto…”

Così disse Miss Parker e, capendo di essere di troppo pur non comprendendone il motivo, girò sui tacchi e lasciò sconcertata l’ufficio del padre.

Mr Parker attese che la figlia fosse fuori, si girò e guardò con aria perplessa il piccolo gruppetto di persone che stavano davanti a lui.

“Non ci voleva proprio questa incursione…” sibilò Raines “adesso dovremo darle delle spiegazioni…” aggiunse evidentemente contrariato.

“No, nessuna spiegazione” tagliò corto Lyle “mia sorella non capirebbe le ragioni del nostro comportamento e riuscirebbe solo a complicare tutto…..ha già manifestato chiaramente quali sono le sue idee a riguardo l’altro giorno,vero papà?….”

“…già…..ma ciò non toglie che l’abbiamo tagliata fuori da una questione che riguarda direttamente il lavoro che lei sta svolgendo…e prima o poi capirà che le direttive sono cambiate…”

“Basta allora ritardare il più possibile questa eventualità….” Aggiunse Lyle come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo.


Miss Parker era furente.

Camminava in modo ancora più deciso facendo ticchettare rumorosamente il tacco dei suoi stivali sul pavimento del centro tirato perfettamente a lucido.

Ma sapeva cosa avrebbe fatto.

Impetuosa come una folata di vento spalancò la porta dell’ufficio di Broots facendo letteralmente saltare il povero tecnico sulla sedia

“M…Miss Parker….c…ciao…che ci fai qui così presto?….” Farfugliò Broots da dietro il computer

Lei arrivò di fronte a lui dall’altro lato della scrivania si chinò e picchiò i palmi sul legno del ripiano appoggiandovisi

“Attaccati al tuo marchingegno e scopri immediatamente che cosa è successo nelle ultime quarantott’ore da richiedere una riunione straordinaria della mia famigliola al completo più il pelato senza che io ne sapessi niente” gli ordinò ignorando il suo saluto, poi, seguendo lo sguardo disattento del tecnico si sistemò la scollatura della leggera camicia di seta nera che indossava e rincarò “SVEGLIA BROOTS! Tieni gli ormoni sotto chiave e fai quello che ti ho detto!”

Ignorando le deboli proteste che provenivano da Broots uscì dal suo ufficio velocemente così come ne era entrata.

“Tieni gli ormoni sotto chiave e fa quello che ti ho detto…” scimmiottò Broots . A volte proprio non sopportava quel suo modo di fare. Era pur sempre un Uomo, dopotutto, e lei non poteva trattarlo così, ne andava della sua dignità…”Ma un giorno ti farò vedere io Parker che uomo sono…” Broots si alzò e cominciò a mimare quello che diceva “…. appena oserai dirmi una cosa del genere…io ti prenderò…ti sbatterò sulla scrivania…e….”

“Ne hai mai parlato con qualcuno di queste tue idee su mia sorella, Broots?” chiese divertito Lyle entrando silenziosamente nel suo ufficio e cogliendolo proprio nell’istante in cui lui tentava di baciare appassionatamente il ripiano della sua scrivania.

La vergogna per essere stato sorpreso si aggiunse alla normale soggezione che abitualmente provava nei confronti di quell’uomo: Broots sarebbe volentieri sprofondato fino al famigerato SL27 preferendo la compagnia dei molteplici fantasmi che lo abitavano piuttosto che restare nella stanza con Lyle che lo guardava in quel modo.

“Non ti preoccupare Broots, non posso certo biasimarti…Dio solo sa se anche io non ci faccio certi pensierini ogni tanto….” Aggiunse Lyle ancora più divertito nel vedere scandalizzarsi il tecnico. Come gli piaceva lanciare certe provocazioni e vedere la gente shockarsi…ma nella sua mente contorta sapeva che le sue non erano solo provocazioni gratuite…se non ci fosse stato così tanto in gioco avrebbe dato molto volentieri una “ripassatina” alla sua stupenda sorellina….era un pensiero che lo toccava ogni volta che la incontrava….il loro “essere fratelli” era puramente una questione biologica….non aveva mai avuto niente a che fare con lei prima d’ora… non c’erano fra loro i normali sentimenti tra fratelli….mah, magari, prima o poi, un colpetto…….

“Che cosa vuoi Lyle?….” lo distolse Broots dai suoi pensieri

“Sono qui perché volevo chiederti di entrare a far parte di una commissione di tecnici che sta potenziando il sistema di sicurezza del Centro….quando hanno chiesto chi conoscesse meglio di tutti il vecchio sistema con tutte le sue caratteristiche, è saltato fuori il tuo nome, e il Triumvirato ha deciso che tu solo puoi compiere questa impresa…”

“Ne sono onorato…” cominciò Broots un po’ sconcertato “…ma il mio lavoro attualmente è un altro, lo sai bene, e non credo che Miss….”

“Quello che vuole o che non vuole mia sorella non conta di fronte ad una decisione che viene così tanto dall’alto. Se hanno scelto così significa che le tue capacità qui sono sprecate e che comunque temporaneamente ciò che fai tu può farlo chiunque altro…mi sbaglio Broots?” chiese Lyle, sornione

Broots fiutava aria di complotto, gli venne in mente la richiesta che poco prima gli aveva fatto Miss Parker e decise che a nessun’ altro lei avrebbe potuto chiedere una cosa simile……forse i suoi modi saranno stati bruschi ma improvvisamente Broots si rendeva conto di quanta stima doveva avere Miss Parker per lui e per le sue capacità…..ma certo! Che stupido a non arrivarci subito! Volevano impedirgli di fare ricerche, qualunque tipo di ricerche, per lei…..per “tagliarla fuori”……ma da cosa…e perché? Decise allora di prendere tempo, forse sarebbe riuscito almeno a concludere il nuovo lavoro per Miss Parker prima di essere allontanato!

“Veramente devo finire di stilare l’ultimo rapporto su Jarod e non …non credo di riuscire a farlo prima di domani sera…” osò azzardare Broots

Lyle gli si fece pericolosamente vicino e il tecnico potè sentire il suo respiro sulla fronte mentre gli sibilava “No Broots…non ci siamo capiti…il tuo lavoro inizia immediatamente…ora…e non qui….perciò adesso prendi le tue cose, chiudi il tuo ufficio e mi segui, sono stato sufficientemente chiaro?”

“Ma avrò almeno il tempo di avvisare Miss Parker e Sydney, no?” chiese Broots allontanandosi da lui

“Tranquillo, ci penso io…non lascerei mai la mia sorellina all’oscuro di qualcosa…” l’intonazione data a quella parola e il sogghigno che seguì la frase lasciò deliberatamente intendere a Broots che lui ne sapeva di più…MOLTO di più.

Broots potè solo piegarsi agli ordini e sperare che le cose per la sua adorata Miss Parker non prendessero una piega troppo brutta.


Ufficio di Sydney

“Capisci Syd…” continuò Miss Parker passeggiando nervosamente avanti e indietro a braccia incrociate di fronte alla scrivania dietro la quale un perplesso Sydney la seguiva con lo sguardo e con le dita intrecciate all’altezza del volto, i gomiti appoggiati al tavolo.

“…tagliata fuori…out!….kaputt!….come se io non c’entrassi nulla con la caccia a Jarod, come se fossi un’optional, un suppellettile…” si fermò, si girò aprì le braccia e realizzò “…uno specchietto per allodole…” si avvicinò alla scrivania, vi si appoggiò con le mani chinandosi verso Sydney e aggiunse “….cielo Syd…e se fosse proprio così….voglio dire…due giorni fa io ho detto chiaramente a mio padre che disapprovavo i metodi drastici di Lyle nella caccia a Jarod e lui semplicemente mi ha risposto di starmene al mio posto perché il mio compito e quello di mio fratello erano diventati diversi….allora io non ci ho pensato ma…”

“Disturbo?” disse allegramente Lyle entrando nell’ufficio di Sydney, e, notando la posizione di Miss Parker aggiunse “Diamine sorellina, il tuo compito oggi sembra quello di turbare i pensieri di noi maschietti!…ricomponiti!”

“Che diavolo vuoi Lyle!” sbottò Miss Parker girandosi e sistemandosi ancora una volta la scollatura.

“Sono venuto a dirvi che il vostro maghetto dei computer sarà impegnato per qualche tempo in un lavoro di prioritaria importanza per la sicurezza del Centro…” proferì Lyle sentendo crescere la gioia dentro di lui nel notare che man mano che procedeva col parlare Miss Parker assumeva sempre più un’espressione incredula

“Prioritaria importanza?” schernì lei con una smorfia amara “…da quando la caccia a Jarod è passata in secondo piano nei progetti del Centro??” inquisì la donna ponendosi di fronte a Lyle con le mani appoggiate sui fianchi e un’aria di sfida stampata in volto

Ecco, era uno di Quei momenti per Lyle. In un altro posto, in quella situazione avrebbe afferrato la donna insolente per le braccia e le avrebbe fatto vedere chi comandava tra i due, ma ora si limitò a guardala sorridendo bieco e commentando “non è affatto passata in secondo piano, solo che il Triumvirato ha ritenuto opportuno che il tecnico più dotato del Centro venisse momentaneamente deviato verso un’operazione a complessità maggiore…..naturalmente al posto di Broots verrà qualcun altro…non resterete senza il supporto dell’informatica…” come gioiva nel vedere la donna momentaneamente sconfitta….nel mostrare a lei la sua superiorità…..

Miss Parker non riusciva a dire nulla tanto era il suo stupore. Continuava a fissare il fratello con occhi di fuoco incredula e impotente.

“Beh, ci vediamo..” salutò Lyle tronfio del suo successo, si avvicinò ulteriormente alla sorella, la baciò sulla guancia, guardò per un momento più in basso e compiaciuto della visione aggiunse “...forse è meglio che tu ti copra di più sorellina o rischierai di prendere un raffreddore…” quindi si girò e lasciò l’ufficio.

Miss Parker era allucinata. Non voleva credere a quello che stava succedendo. Più acuta di Broots aveva capito subito che il tecnico era stato “eliminato” apposta.

Pur di non dare nemmeno una soddisfazione a Lyle si slacciò un altro bottone della camicetta e si girò verso Sydney:
L’uomo non aveva cambiato posizione durante tutto il tempo.

“Syd….io….” cominciò

“Calma Parker…non possiamo farci nulla…..se l’ordine viene dal triumvirato è inutile qualunque protesta…”

“Ma Syd, tu non capisci….Broots è stato tagliato fuori apposta….affinchè non possa aiutarmi a scoprire quello che sta accadendo….Lyle sa benissimo che solo di lui e di te mi fido completamente……che non oserei fare certe richieste ad un tecnico qualunque….”

“A proposito di tuo fratello, Parker….” Chiese Sydney inclinando la testa, socchiudendo gli occhi e squadrando meglio la donna “…da quando ha cominciato a guardarti in quel modo?”

“Cosa intendi dire?….In che modo?….” rispose lei distrattamente e continuò “….e poi questo che importanza vuoi che abbia al momento, quando invece qui stanno cambiando troppe cose e troppo velocemente e non mi è permesso di capirne la ragione….”

“…Guardati da Lyle Miss Parker….ricordati delle nefandezze di cui è stato capace….non mi è piaciuto per niente come ti ha squadrata prima di uscire…..sai, una cosa che mi ha insegnato la mia professione è che la malattia mentale ha delle recrudescenze cicliche e…”

“Basta parlare di cose senza senso Syd!” proruppe Miss Parker “…ho imparato da tempo come controllare le cascate ormonali di voi uomini! Lyle deve solo provarci a fare la mossa sbagliata e non verrà a mancargli solo il pollice!” Miss Parker si portò la mano alla fronte in modo tale da coprirsi gli occhi e massaggiarsi le tempie “Dio come ho bisogno di una sigaretta in questo momento….” Mormorò. Confusa e arrabbiata come non mai si girò e uscì dall’ufficio di Sydney. Nel suo ufficio avrebbe trovato qualcosa che le avrebbe schiarito le idee.

Rimasto da solo nel suo ufficio Sydney socchiuse gli occhi e cominciò a pensare…..in effetti era perlomeno insolito, per non dire strano, che la famiglia Parker al completo si riunisse senza la figlia…..bastava aggiungere poi l’improvviso allontanamento di Broots per rendere il quadro decisamente sospetto.

Improvvisamente si ritrovò preoccupato per Miss Parker senza saperne spiegare razionalmente il perché.

Come se tutto ciò ancora non fosse sufficiente, c’era anche da considerare l’atteggiamento che Lyle aveva assunto con la sorella. Da tempo a Sydney era venuta la curiosità, del tutto professionale, di indagare l’inserimento di Lyle nella nuova famiglia. Sapeva il debole che Lyle aveva per le belle donne e più volte, in passato, quando Lyle lavorava al Centro senza conoscere le sue origini, Sydney aveva notato le occhiate che lui riservava alla Parker. All’epoca poteva anche giustificarle, ma ora lui sapeva di esserne fratello. Come avrebbe gestito i suoi istinti? Quanto spazio dava Lyle alla morale? Queste erano le domande che Sydney si poneva.


Ufficio di Miss Parker

Una leonessa in gabbia.
Così l’avrebbe descritta chiunque l’avesse vista il quel momento.

L’immobilità della donna seduta nella poltrona di pelle nera, la ferocia nel suo sguardo, le sue labbra tese in una linea dura tradivano la furia che la pervadeva.

“Bastardi…..questa volta mi avete proprio tagliato fuori per bene…..un bel lavoro pulito…..niente a cui io possa aggrapparmi per dimostrarlo…..ma perché?……Cosa è cambiato?” disse Miss Parker al silenzio che la circondava.

Il telefono squillò.

“Cosa c’è?!” abbaiò lei nella cornetta

“Ciao….” la voce calda e profonda fece un attimo di pausa “…sono io….che ti succede Parker?”

“Jarod…..ci mancavi solo tu stamattina…..che diavolo vuoi?”

“Volevo ringraziarti per quello che hai fatto per me l’altro giorno…..ma credo di aver preso il momento sbagliato…”

“BINGO! Il signore con la camicia chiara ha vinto la bambolina!” ironizzò la donna

“..ehi!! Come fai a sapere che indosso una camicia bianca?!” rise Jarod al telefono

“..eh?…” si riscosse Miss Parker non aspettandosi quella risposta

“….scherzavo!…Volevo solo attirare la tua attenzione affinché ascoltassi attentamente quello che devo dirti…”

Parker sorrise leggermente alla cornetta, ma poi, ricordandosi che all’altro capo c’era la sua preda, il suo “lavoro” e non un uomo qualunque tornò ad accigliarsi e rendendo la sua voce appositamente più dura chiese sarcastica “Oh, sì, che bello, dimmi l’indovinello del giorno, dimmi qualcosa che mi porti a scavare per settimane nei sottolivelli del Centro per poi lasciarmi alla fine solo con una marea di domande e senza neanche una risposta in mano!”

“Niente di tutto ciò Parker….comunque sono lieto di vedere che la tua “leggendaria dolcezza” è sempre lì al suo posto…” constatò Jarod

Queste parole riuscirono a ferire Miss Parker. Lei….lei non avrebbe voluto rispondere così a Jarod ma, evidentemente, gli anni di addestramento al Centro avevano dato i loro frutti: aveva come una levetta, un interruttore nel suo cervello che lei poteva ruotare dalla posizione “vita privata” alla posizione “lavoro” con uno sforzo minimo, anche se, ultimamente, era il lavoro a prevalere nella sua vita.

“…l’altro giorno…” stava continuando a dire l’uomo “…quando tu hai impedito a Lyle di spararmi, salvandomi la vita e permettendomi di fuggire illeso ho…ho notato una cosa che mi ha lasciato perplesso e che mi sembra opportuno riferirti….”

“Avanti, Jarod o mi addormenterò se continui a tirare ancora un po’ per le lunghe…” un’altra risposta sgarbata uscì dalle labbra della donna prima che lei potesse trattenersi

“Quando hai afferrato Lyle per i polsi…nei suoi occhi è apparso uno strano bagliore, una luce ancora più sadica di quella che entrambi conosciamo….se è possibile….e io….io credo che se non fossero stati presenti Willy e Sam…tu…te la saresti vista veramente brutta….stai attenta a Lyle, Parker…..qualcosa in quell’uomo sta cambiando…..”

“Arrivi un po’ tardi genio!….” Miss Parker si fermò un attimo auto censurandosi l’intonazione della voce e con maggiore dolcezza riprese “…no….scusa….volevo solo dire che anche Syd poco fa mi ha detto le tue stesse cose…e io rispondo a te quello che ho detto anche a lui….e cioè che per me non è mai stato un problema tenere sotto controllo le azioni di voi maschietti…..siete liberi di pensare a me nei termini che volete, ma se fate una mossa sbagliata dovrete vedervela con la mia cintura nera e la mia Smith & Wesson….” Così dicendo Parker portò la mano libera sulla schiena all’altezza di dove la fondina della pistola si agganciava alla gonna grigia che indossava quel giorno.

“Bene, mi fa piacere che tu sappia come difenderti….io ho solo voluto dirti …..da cosa….” Dopo queste laconiche parole Jarod interruppe la comunicazione

Miss Parker allontanò la cornetta dall’orecchio e sospirò, rassegnata al fatto che Jarod non avrebbe mai rispettato le più elementari regole di una corretta chiamata telefonica.


Da qualche parte nel Delaware

L’uomo dalla camicia bianca riagganciò la cornetta al telefono pubblico, si voltò e si appoggiò alla cabina, incerto sul da farsi.

Nessuno avrebbe potuto vedere il dubbio scorrere nei suoi caldi occhi scuri coperti da un paio di neri occhiali da sole, però il modo pensoso col quale la sua persona fissava l’orizzonte boscoso tradiva la sua preoccupazione.

“Jarod che aiuta i deboli e gli indifesi…..” si autocanzonò “….Parker….anche tu in questo caso potresti esserlo….e io non posso ignorarlo…”

No, non poteva.

Non avrebbe permesso che a Miss Parker capitasse qualcosa di brutto. Lui teneva a lei, più di quanto lui stesso riuscisse ad ammettere. C’era una sorta di…legame...derivante dalle molte esperienze comuni ad entrambi…anche lei , lo aveva dimostrato qualche giorno prima, non avrebbe permesso che qualcuno gli facesse del male……ma non era solo questo…la radice del problema era che Lyle lo aveva già privato di una persona che amava. Non gli avrebbe permesso di ferirne una seconda.

Salì allora sulla sua macchina presa a nolo, accese l’autoradio e partì alla volta di Blue Cove.

Pochi arpeggi di chitarra acustica provennero dalle casse, e poi la radio cantò quella che a Jarod sembrò una parte della sua vita con Miss Parker:

Childhood living
is easy to do
the things you wanted
I bought them for you.
Graceless lady
You know what I am
you know I can’t let you
slide through my hands

Jarod sogghignò pensando alla faccia che avrebbe fatto Miss Parker nel sentirsi definire “scontrosa signora” e si chiese se anche lei, come la “signora” della canzone, sapeva di non poter sfuggire da lui…perché loro, in qualche modo, erano legati….

I watched you suffer
a dull aching pain
now you decided
to show me the same.

…lui stesso non avrebbe potuto trovare parole più efficaci per descrivere la realtà del suo rapporto con Miss Parker…

“Dovrò scoprire di chi è questa canzone...” si ripromise Jarod “...vorrei proprio conoscere l’autore per chiedergli se per caso anche lui è stato al Centro e ha conosciuto la mia cara “Regina di Ghiaccio”…” ironizzò accelerando e puntando dritto alla casa di Lyle.

I know I dreamed you
a sin and a lie
I have my freedom
but I don’t have much time.
Faith has been broken,
tears must be cried
let’s do some living
after we die

Wild horses couldn’t drag me away,
Wild, wild horses we’ll ride them some day
...

****************************************************

Le nuove direttive del Triumvirato erano poche, chiare e semplici. Ma soprattutto per Lyle erano finalmente quelle giuste.

E si potevano tutte riassumere in una frase che suonava quasi come un detto popolare alle sue orecchie: da “Preferibilmente vivo” a “Meglio morto”.

“Meglio un uovo morto oggi che una gallina preferibilmente viva domani…” ghignò Lyle in falsetto e continuò “…cara Miss Parker, tu continua pure a pensare al “Preferibilmente vivo”, che a portare a casa l’ovetto “meglio morto” provvedo io…”

Già….Miss Parker…Un lampo azzurro attraversò il suo sguardo al pensiero della sorella. Che faccia avrebbe fatto lei se avesse saputo che ora l’ordine di cattura di Jarod era mutato?

Da tempo lui sospettava un coinvolgimento affettivo di Miss Parker nei confronti di Jarod che le impediva di compiere il suo dovere fino in fondo….a volte era arrivato addirittura a sospettare una tresca dei due alle spalle del Centro….spesso aveva guidato di sera, dopo il lavoro, fino alla casa di Miss Parker per vedere se avrebbe ricevuto qualche “visita particolare”…e invece nulla…aveva solo notato che ogni volta qualcuno la chiamava al telefono…

“No sex, no drug, and no Rock and Roll per la mia bella sorellina….” Declamò con enfasi facendo girare la poltrona su cui era seduto come fosse una giostra “Cos’ è….. il tuo Jarod non può esserne all’altezza?…..Mh?” continuò ridacchiando in direzione del suo ufficio vuoto che ruotava intorno a lui “…il suo “starsene sempre in giro per il mondo” lo stanca troppo e gli impedisce di correre tra le tue braccia?…MH?” fermò di scatto la poltrona, e con lentezza aggiunse “…che peccato sprecare tanto ben di dio…”


Ufficio di Sydney, 8.10 P.M.

“Syd , sei riuscito a scovare Broots da qualche parte?” chiese ansiosa Miss Parker mentre passava dalla porta entrando

“No Parker, ho preferito evitare di fare ricerche che insospettissero tuo fratello…” disse l’uomo alzando gli occhi dai fogli che aveva sulla scrivania e che stava riordinando

“Ma Lyle ora non c’è, l’ho visto uscire per andare a casa, è il momento più opportuno per muoverci!” insistette lei sottolineando le parole sgranando i grandi occhi azzurri

“Parker…io sto andando a casa, ed è meglio che lo faccia anche tu…il precipitarci ora a cercare Broots riuscirebbe solo a confermare gli eventuali sospetti di tuo fratello nei nostri riguardi…non abbiamo alcun motivo contingente da addurre ad una nostra eventuale richiesta di riavere Broots con noi…Broots non è insostituibile…”

“...non lo sarà per te Syd, ma…”

“Parker, stai attenta a quello che dici!” la canzonò bonariamente Sydney “...un giorno potrebbe scapparmi di bocca questo tuo affetto nei suoi confronti mentre parlo con Broots e ti ritroveresti con un pretendente in più…” e rise

“Sydney!!” rispose Miss Parker accigliata “Non mi sembra questo il momento di pensare a scherzare!….tutto intorno a me mi sfugge di mano, sto seriamente pensando che ormai il mio ruolo nella caccia a Jarod è diventato quello dell’esca, e tu ti metti A SCHERZARE DANNAZIONE!”

Sydney aspettò che la donna finisse il suo sfogo, la raggiunse alla porta e guardandola dritta negli occhi le disse

“Io credo invece Parker che il tuo problema più urgente ora dovrebbe essere un altro…preoccupati di definire il tuo rapporto con Lyle, tracciagli chiaramente i confini che un fratello non deve superare nei confronti di una sorella, perché Lyle non ci ha mai pensato…” e si incamminò fuori dalla porta

“Ma io non riesco a considerare quell’uomo mio fratello!…” esclamò Miss Parker alle sue spalle

Sydney si fermò, si voltò e la raggiunse. Gli si poteva leggere negli occhi uno sguardo perplesso.

“Io…” continuò la donna “…io non ho mai condiviso nulla con quell’uomo…io…sento cento volte più fratello…Jarod…che non Lyle…” le ultime parole si spensero nella sua bocca come se fosse un’ammissione che i muri del Centro non avrebbero mai dovuto udire

Sydney prese Miss Parker per le spalle e le diede una scossa gentile per richiamare la sua attenzione, poi parlandole dolcemente disse una cosa che lei non si aspettava di udire da lui

“Tu dici di sentire Jarod come un tuo fratello…ma se Jarod…un giorno…volesse fare l’amore con te….non ci sarebbe nulla di male……mentre se fosse Lyle a volerlo sarebbe moralmente sbagliato…capisci quello che intendo?”

Lei e Jarod…AMANTI!

L’interruttore nel suo cervello si girò immediatamente sulla modalità “lavoro” e, tralasciando di capire il senso generale del discorso di Sydney reagì istintivamente alla prima provocazione

“Syd! Ma cosa stai dicendo! Bisogna essere in due per farlo e ti assicuro che io con Jar..”

La stretta di Sydney si fece più forte e ebbe come risultato quello di zittire la Parker

“Ne sei sicura Parker?! Non sto puntando l’attenzione su Jarod ora, ma su Lyle….credi veramente che un uomo che ha ucciso il suo migliore amico, ha avuto la freddezza di accusare suo padre, ha sparato più volte a sangue freddo, ha picchiato a morte la donna che aveva appena sposato….che uno come lui si preoccupi che tu acconsenta o meno ad avere un rapporto con lui??”

Sydney capì dallo sguardo di Parker che le sue parole avevano finalmente raggiunto il bersaglio. Pensando che ora fosse opportuno per lei meditarci sopra da sola, le lasciò le spalle lentamente e si incamminò verso l’uscita del Centro.

Centro città

La “Lyle2” si fermò facendo stridere le gomme davanti al negozio dalle vetrine oscurate.

Ultimamente tutto quel pensare a sua sorella gli faceva venire “certi” desideri. Si fermò davanti alla porta che rimandava la sua immagine come uno specchio, essendo di vetro dietro il quale era stato messo un panno nero. Lyle si sorrise strizzando i begli occhi chiari, ed entrò spingendo la maniglia che recava l’unico riconoscimento permesso al negozio: il disegno di una donna-gatto ammiccante con la scritta “Pussy-Cat” in lettere svolazzanti messe come collare.

Ne uscì pochi minuti dopo con un pacchetto anonimo in mano, sorridendo a sé stesso per come era andata la giornata e pregustandosi la lieta serata davanti al mega-schermo di casa sua.

Fece appena in tempo a sedersi in macchina quando, sul marciapiede opposto a quello davanti al quale lui era parcheggiato, proprio sotto la luce del lampione che sembrava quasi voler fare da “occhio di bue”, vide Jarod.

“Il topone è tornato dal suo formaggino alla fine…” rise tra i denti mettendo immediatamente mano alla sua pistola e scivolando fuori dalla macchina. Sapeva che sarebbe stato praticamente impossibile riuscire a sparare a Jarod lì: troppe persone, troppi testimoni….forse avrebbe potuto catturarlo “preferibilmente vivo” ma lui non voleva….non era Miss Parker…così decise che comunque l’avrebbe seguito finchè poteva…non si poteva mai dire quanto la fortuna avrebbe arriso a lui piuttosto che al topo.

Sfortunatamente per lui Jarod non era lì a piedi: infatti lo vide montare sopra una macchina blu e partire, sparendo ben presto dietro una curva.

Rimise la sicura alla sua pistola, la ripiazzò discretamente nella fondina, si lisciò la giacca grigia e tornò sui suoi passi. Poteva comunque essere soddisfatto. Lui aveva visto Jarod ma Jarod non aveva visto lui….inoltre era l’unico a sapere che Jarod era in città: un vantaggio mica male sulla affascinante sorellina, no?

********************************************************

Aprì gli occhi.

Era distesa nel suo letto avvolta solo dalle lenzuola di seta.

Sentiva l’acqua della doccia che scorreva sbattendo contro i vetri e sentiva una profonda voce maschile che canticchiava la “loro” canzone

“mmh…mh…mmmh…”

Allora sì alzò, intenzionata a raggiungerlo sotto l’ acqua per fargli una sorpresa.

Le lenzuola scivolarono via morbidamente dal suo corpo mentre lei si avvicinava silenziosa alla porta del bagno.

Entrò badando bene che nessun rumore potesse avvisare l’uomo della sua presenza, sorridendo aprì lentamente i vetri, varcò la soglia della doccia e li richiuse alle sue spalle.

L’uomo era ancora immerso nel vapore e canticchiava ad occhi chiusi, così non si accorse della presenza di Miss Parker finchè lei non pose le sue mani sulle sue spalle massaggiandole spandendo il sapone.

Jarod sussultò perché non si aspettava quel tocco, si girò velocemente ed il suo viso si aprì in un sorriso quando vide Miss Parker di fronte a lui che lo fissava con una luce maliziosa negli occhi.

“Buongiorno…” sussurrò lui avvicinandosi a lei e prendendola tra le braccia

“sì…molto buono…” Rispose lei lasciandosi baciare e gustando il contatto con il corpo bagnato dell’uomo

“Parker…non avrei mai creduto che tu ti saresti lasciata amare da me…” Continuò lui accarezzandola

Lei alzò il viso e fissò il suo sguardo vellutato negli occhi azzurri di Lyle che ardevano di desiderio per lei

“Cosa direbbe Sydney sapendoci così adesso?” erano le labbra di Lyle che ora, dopo aver parlato, la baciavano appassionatamente

“Direbbe che se lo aspettava…” rispose distrattamente Miss Parker mentre passava una mano sul volto di Jarod

TUMP TUMP TUMP

Un rumore sul vetro della doccia fece girare i due corpi abbracciati


TUMP TUMP TUMP

Il vento faceva urtare i rami del possente pino sul tetto che sovrastava la camera da letto di Miss Parker, facendola svegliare.

La sua mano cercò il corpo di Jarod accanto a lei nel letto, un senso di felicità la pervadeva…

Ci mise forse non più di dieci secondi a realizzare che quel senso di soddisfazione e di appagamento le derivava solamente da un sogno…dopo di che la delusione e il senso di vuoto la fecero svegliare totalmente e lei si ritrovò seduta nel suo letto. Sola.

Passandosi la mano sulla fronte per spostare una ciocca di capelli ribelle cominciò a ricordare il sogno.
C’erano lei…e Jarod….che si amavano, felici……e Jarod? Ma ne era proprio sicura?….Le sembrava che ad un certo punto lei avesse baciato Lyle…

Come sempre, quando si tenta di ricostruire un sogno, la linearità della ragione sbatte contro la follia dell’inconscio e fatica a ritrovare il sentiero che fino a qualche secondo prima era così ovvio…

“Accidenti a te Syd!….Guarda che cosa mi hai fatto sognare con le tue provocazioni di oggi…” diede un occhio alla sveglia: le 3.15 A.M. “…di…ieri….” Si corresse, come se qualcuno avesse potuto essere lì a testimoniare il suo errore

Lei…Jarod….Lyle….si passò le mani sul volto e trasse un profondo sospiro come per scacciare tutti i pensieri che le sovvenivano a riguardo. No! Syd aveva torto. Quello che ora contava era scoprire cosa era cambiato al centro nei suoi confronti e da lì poi sarebbe partita per riprendere il suo controllo su Lyle.

Afferrò la cornetta del telefono e fece il numero

****************************************************

Il Centro, 8.30 A.M.

Chissà sa Broots era riuscito a fare quello che lei gli aveva chiesto…in fondo non avrebbe dovuto essere difficile per lui introdursi con una scusa qualunque nell’ufficio di Lyle quella mattina presto, dicendo per esempio che stava cercando qualcosa che riguardasse la sua nuova mansione…

A questo pensava Miss Parker mentre aspettava l’ascensore nel parcheggio. Le venne anche da pensare a come fosse comico il fatto che il Centro fosse l’unica struttura che lei conoscesse che si sviluppava praticamente nella sua totalità sotto terra mentre il parcheggio era sopra….chissà, forse era proprio per rendere meno deprimente la cosa che nell’ascensore, in cui in quel momento stava entrando, i piani erano indicati con la dicitura “SL” e non con un patetico segno “-“ davanti al numero.

Come d’accordo, all’altezza del sottolivello 5 Broots entrò nell’ascensore, appariva pallido e trafelato, e fece scivolare una cartelletta nelle mani di Miss Parker che lo guardava impaziente. Tutto quello che lei fece per ringraziare il tecnico fu lanciargli un’occhiata d’intesa prima di lasciare la cabina. Certo, lui non si aspettava un abbraccio o chissà cosa ma almeno un….

“Grazie Broots…” disse Miss Parker dolcemente guardandolo negli occhi prima che le porte dell’ascensore si chiudessero separandoli

“…ecco, appunto….” Finì lui ad alta voce il suo pensiero “…e anche questa volta non sono riuscito a dirle “prego…”…la figura del maleducato la faccio sempre io alla fine…” comunque era contento di averla resa ancora una volta felice, anche se per un attimo solamente.

Trionfante Miss Parker entrò nel suo ufficio, aprì la cartelletta e si mise a leggere il contenuto prima ancora di arrivare alla sua scrivania….si fermò però impietrita nel mezzo della stanza.

Non capiva il perché di quello che stava leggendo.

Scritto lì, nero su bianco tra tutte spiccavano queste parole

“Meglio morto.”

Si lasciò cadere sulla poltroncina più vicina e rimase a bocca aperta fissando il foglio. Ora si spiegava l’azione di suo fratello di qualche giorno prima. Lei aveva creduto che fosse solo per motivi personali che Lyle si era scagliato così violentemente contro Jarod colpendolo e alla fine puntandogli contro la pistola….invece le sue azioni erano supportate dalla direttiva del Centro.

“Perché…?”

La sua domanda senza risposta risuonò nella stanza

Evidentemente non poteva andare da suo padre a chiedere spiegazioni….qualunque cosa stesse succedendo lui c’era dentro con tutte le scarpe e se nessuno l’aveva messa al corrente significava solo una cosa: che lei, per qualche strana ragione, non doveva sapere.

Improvvisamente le fu chiara una cosa: lei, e sicuramente anche Sydney, erano diventati due “esche” per attirare Jarod in trappola affinché Lyle potesse portare a termine la sua sporca missione.

Erano gli unici che mantenevano un contatto con lui.

Lyle, suo padre, Raines stesso avevano sì ricevuto “regalini” da Jarod o visite notturne, ma solo lei e Syd avevano rapporti abbastanza regolari con lui, anche se solo telefonici.

Inaspettatamente, involontariamente cominciò a temere per la vita di Jarod…lui doveva sapere per potersi difendere…

“…Oddio..” portandosi una mano alla bocca in senso di stupore realizzò “…ma è quello che ha fatto anche lui ieri mattina dicendomi di Lyle…”

…doveva avvisarlo…ma come? Lei non aveva modo di contattarlo…era sempre Jarod che si faceva sentire…cominciò allora a sperare che lui la chiamasse presto.

Troppi sentimenti si accavallavano nella sua mente ora. Era innanzitutto impotente. E questo non le piaceva. Si sentiva usata, cominciò a chiedersi quanto di quello che aveva fatto in quegli anni era stato veramente per volontà sua e quanto perché non gli era mai stata data altra scelta, era preoccupata perché non voleva che alcuno al mondo facesse del male a Jarod, anche se sapeva benissimo che in più di una occasione se lei avesse potuto lo avrebbe strangolato con le sue mani….buffo, no?

“Che dannato senso ha avuto allora il lavoro che ho fatto fin’ora??” urlò nel silenzio

Già….a cosa era servito vivere giorno e notte per il Centro? A che pro “mangiare”, “bere”, “respirare” il Centro se adesso era così facile per “loro” tagliarla fuori?

Quella giornata era appena cominciata e già si annunciava terribile.

“..dannazione…” proferì mormorando sconsolata “…avrò mai nella mia vita una, dico UNA giornata perfetta…? Una in cui non dovrò lottare per non essere fatta fuori, in cui potrò dimenticarmi di essere quella che sono e di fare quello che devo….?!”

Just a perfect day…

Qualcosa dentro di lei cambiò. Non ne era ancora conscia, ma la sua visione di sé stessa in quel luogo e della sua funzione stava mutando.


Casa di Lyle, 9.00 A.M.

“Un lavoretto facile…” constatò Jarod entrando nella casa poco dopo aver visto Lyle partire alla volta del Centro “…se non ti conoscessi direi che ti fidi troppo del prossimo per avere della serrature così…scadenti…!” disse Jarod ad un Lyle immaginario

Era arrivato fin lì per cercare qualunque segno che confermasse il suo presentimento…che cioè Lyle si stava facendo sempre più pericoloso e che la sua mente perversa era arrivata ad una nuova svolta. Sapeva per esperienza che personalità come quelle del giovane Parker non potevano restare quiescenti a lungo….ed era da un po’ che Lyle non si “sporcava” le mani.

La casa di Lyle non era molto grande ma doveva ammettere che era arredata…..beh, dire “con gusto” forse era troppo, ma c’era personalità in quella casa…certo una personalità malata, ma poteva risultare…intrigante…ecco diciamo a metà tra il “pacchiano” e l’estroso. Non stentava a credere che questo almeno fosse l’effetto che l’abitazione aveva sulle affascinanti e numerose “ospiti” di Mr Lyle.

La zona più pittoresca della casa comunque era la camera da letto: non la si poteva di certo definire una stanza “luminosa”. Le pareti e il pavimento erano di una morbida tonalità di marrone e i tendaggi e le lenzuola erano delle varianti di questo colore.

Un enorme specchio era appeso al soffitto sopra al letto, e dovunque erano appoggiati candelabri. Erano vuoti, ma Jarod poteva facilmente immaginarseli con delle candele accese a rischiarare la stanza mentre Lyle vi faceva….

“..oh, diamine!!..non pensarci Jarod!!” scacciò le idee con una smorfia

Cominciò a guardarsi intorno in modo più sistematico.

Aprì cassetti, armadi, sfogliò libri e tutto quello che trovò oltre le normali cose contenute nei cassetti di una camera, furono alcune videocassette hard, letture erotiche e altri oggetti di cui aveva scoperto l’esistenza durante le sue simulazioni a sfondo…sentimentale…

Tutto materiale che poteva far apparire Lyle al massimo come una persona “fissata” con un certo genere di cose…non certo come uno psicopatico. Mancava qualcosa. Aveva tralasciato un particolare, ma quale?

Guardò le cassette.
Guardò i libri.
Riguardò le cassette.

I suoi occhi si illuminarono

“Dov’è il videoregistratore?!” si chiese ad alta voce

Una persona normalmente tiene le videocassette nella stanza in cui c’è anche il videoregistratore per vedersele! Evidentemente la camera da letto di Lyle aveva un nascondiglio….una porta a scomparsa…un….

“…una parete mobile…” mormorò Jarod quando le sue mani fecero scattare un meccanismo che aprì un pannello nel muro di fronte al letto che rivelò nascondere due ante di pesante legno.

Aperte le ante si trovò davanti un televisore mega-schermo ultra piatto , un ripiano contenente altre cassette e dei raccoglitori.

Cominciò a sfogliarli. I primi tre contenevano foto di giovani donne asiatiche per lo più ritagliate dai giornaletti di annunci matrimoniali o scaricate da internet, da qualche sito non proprio per bene secondo il giudizio di Jarod….sperava in cuor suo che fossero una specie di “collezione”, per quanto strana….e non voleva credere che fossero tutte donne che Lyle aveva…”frequentato”…. ma la vera sorpresa lo aspettava nel quarto raccoglitore.

******************************************************

Ufficio di Sydney

“Ti assicuro che non ne sapevo nulla Miss Parker!” la rassicurò per la terza volta Sydney “…questa cosa sconvolge anche me…chi può volere Jarod …” alzò lo sguardo sul volto della donna prima di continuare “…morto…?!”

I due si guardarono a lungo, ma i loro pensieri viaggiavano lontano.

“Beh, almeno un lato positivo c’è in tutta questa faccenda” aggiunse Sydney “…chissà dov’è ora Jarod…..dovunque sia faremo sicuramente in tempo a sentirlo prima noi che non Lyle a trovarlo…per il momento è al sicuro…”

Miss Parker scosse lentamente la testa prima di cominciare a parlare e quando lo fece le parole le uscirono lentamente e faticosamente

“Syd…io temo che non sia proprio così…”

L’uomo le si avvicinò e la squadrò con aria interrogativa “Cosa vuoi dire Parker?…”

“….ieri Jarod mi ha chiamata…..era…era…lui era….” La frase “preoccupato per me” proprio non riusciva a pronunciarla, nemmeno davanti a Syd “...lui mi ha detto di avere motivo di credere che Lyle stia cambiando…” riuscì a solamente a spiegare

“Non capisco questo cosa c’entri con….” Il notare che mentre lui parlava Parker abbassava lo sguardo chiarì le idee a Sydney “…a meno che lui non ti abbia chiamato per avvisarti di stare attenta….Parker! Tu credi che Jarod non si sia limitato a dirtelo, ma che sia venuto qui per fare qualcosa…?”

“Non è che lo credo…” continuò lei sempre evitando di incrociare lo sguardo dello psichiatra “…io lo “so”…non chiedermi come, ma lo so.”

Il silenzio li avvolse. Entrambi pensavano “Che fare?”

La prima a riscuotersi fu Miss Parker

“Abbiamo un solo modo di agire dato che non possiamo contattare Jarod…ed è tenere sott’occhio Lyle. Diventerò la sua ombra: dove lui andrà, io sarò con lui. Almeno finchè Jarod non si metterà di nuovo in contatto con noi e noi gli avremmo spiegato tutto.”

Parker aveva parlato.
Sydney non riteneva che la sua fosse una bella idea, soprattutto da quando Lyle aveva ricominciato a guardarla “in quel” modo ma non sarebbe mai riuscito a farla desistere…non era rimasta neanche lì ad aspettare che lui le rispondesse…veloce come il vento aveva già lasciato il suo ufficio per mettersi….a caccia.

Miss Parker doveva scoprire per prima cosa dove fosse ora Lyle.
Guardò il suo orologio da polso: le 9.30. Doveva per forza essere nel suo ufficio. Pensò ad una scusa banale che avrebbe potuto addurre quando sarebbe piombata lì come un fulmine per assicurarsi della sua presenza.

Arrivata davanti alla porta di Lyle non bussò, non lo chiamò, non ascoltò quello che la sua segretaria stava tentando di dirle, neanche fermò la sua corsa: semplicemente spalancò i battenti.

E si trovò davanti ad un ufficio vuoto. Ma non vuoto perché lui era venuto, aveva appoggiato le sue cose e ne era uscito. Vuoto perché lui non era ancora arrivato. E questo la lasciò perplessa. Non era mai capitato.

Finalmente Miss Pennywise la raggiunse e, trafelata le disse

“Miss Parker, stavo proprio per chiamarla… se sta cercando suo fratello lui ha chiamato dicendo di riferirle che tarderà perché ha un lavoretto da sbrigare a casa sua….”

“Mhhh…da quando il fratellino si mette a fare il fai-da-te il giovedì mattina nella sua casetta degli orrori…?” ironizzò Miss Parker

“..ma veramente io non penso che lui intendesse fare…” tentò la segretaria

“OH MIO DIO! E’ CHIARO CHE NON INTENDEVA QUELLO!!” sbottò Miss Parker spazientita dal poco senso d’ironia della donna “Altezza, peso e misure! Sono le uniche referenze che mio fratello chiede alle sue segretarie!” aggiunse acida mentre si allontanava da quella donna

Almeno adesso aveva un punto di partenza. Salì al parcheggio per prendere la macchina e andare a casa di Lyle.


Casa di Lyle, 9.20 A.M.

Jarod non credeva ai suoi occhi. Forse aveva davanti le prove che cercava. Non credeva proprio che quello che stava guardando potesse rientrare nel mondo dell’ “amore fraterno”.

Il quarto raccoglitore era pieno di foto tutte aventi come unico soggetto Miss Parker. Alcuni erano chiaramente dei fotomontaggi dato che ritraevano Miss Parker e Lyle in pose poco consone ad un rapporto fraterno, altre, la maggior parte a dire il vero, erano foto “rubate” alla vita quotidiana di Parker….dentro e fuori casa sua. Aveva perfino vecchie foto che la ritraevano in atteggiamenti amorosi con quella sua vecchia fiamma (Angelo si chiamava?) e su queste c’era una linea rossa sul corpo dell’uomo o altrimenti il volto di lui era stato ricoperto da una foto del volto di Lyle. E poi c’erano disegni, scritte, dediche..tutte aventi lei come tema…

“Oh!Oh!…guarda guarda chi ha tutte le sue dieci ditine nella marmellata!” la voce divertita di Lyle alle sue spalle lo fece sobbalzare e gli fece cadere di mano le foto che andarono a sparpagliarsi disordinatamente sul pavimento intorno ai due uomini.

Il “click” secco del cane che veniva armato fece capire a Jarod di essere in balia di Lyle, alzò le sue mani sopra la testa e si girò lentamente. Uno sguardo truce sul volto di Jarod fissava l’uomo colpevole della nuova nefandezza.

“Indovina indovinello chi ti ha visto ieri sera giù in città?” chiese Lyle sarcastico

“Tu per caso?” ebbe la sfrontatezza di ringhiargli Jarod di rimando

Lyle lo colpì con un pugno che lo fece cadere a terra, la sua faccia proprio su una foto in cui Lyle e Miss Parker erano a divertirsi nel letto di Lyle….Jarod con una smorfia girò il volto dalla parte opposta.

Il giovane Parker lo prese per il collo della camicia e lo costrinse a rialzarsi

“Cos’è, non ti piacciono le mie foto o non ti piace vedere qualcuno con lei che non sia tu?” gli sibilò Lyle ad un centimetro dalla guancia

“Lyle tu sei pazzo…” mormorò Jarod tra i denti, lo sguardo duro

“tz…brutta cosa da dire ad un uomo con una pistola, non trovi?” rispose Lyle con un tono mellifluo e accondiscendente “Sai, la tua presenza qui oggi non era prevista….però non importa…ANZI…potrebbe anche essere più bello così…no, è DECISAMENTE più bello così….sai, mi devo preparare perché se Miss Pennywise ha fatto bene il suo dovere dovrei avere visite…ti vedo perplesso Jarod…non capisci? Non importa…fra un po’, quando la vedrai, ti sarà tutto chiaro…no, sta tranquillo non le farò male…o almeno non lo farò se lei non mi costringerà, te lo giuro….anzi, potrai vederlo tu stesso perché avrai il posto d’onore…”

“Che cosa diavolo stai dicendo Lyle?” Jarod era sempre più confuso ” Non vorrai…”

Le parole morirono sulla bocca di Jarod quando Lyle lo colpì col calcio della pistola facendogli perdere i sensi.

“Oh!..non potrebbe andare meglio di così!”…gongolò Lyle “Avrò una doppia soddisfazione e poi anche il merito di riportare al Centro il cadavere di Jarod…sì, è decisamente una giornata perfetta quella di oggi…”

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Quando Parker arrivò davanti alla casa del fratello la “Lyle2” era parcheggiata nel vialetto.

“Bene. Ci sei. E a giudicare dal silenzio direi che non stai proprio facendo del bricolage….” Miss Parker pensò a cosa avrebbe detto di stupido Miss Pennywise se fosse stata lì a sentire la sua battuta, scosse la testa e scese dalla macchina andando a bussare alla porta di Lyle.

“Miss Parker! Ciao! Che sorpresa! Come mai qui?” finse spudoratamente Lyle

“La tua simpatica segretaria mi ha detto che tardavi per motivi di…lavoro…e così sono venuta a vedere se ti serve una mano…” Miss Parker era disgustata da se stessa

“Una mano..?” così dicendo la fece entrare e, senza darle tempo di capire quello che succedeva le afferrò saldamente le braccia bloccandogliele dietro la schiena e premendola contro la porta chiusa alle sue spalle aggiunse rauco “…vediamo…già che sei stata così gentile da venire non posso proprio rifiutare la tua mano…” l’uomo fece scivolare lentamente la sua mano libera lungo la schiena della Parker, trovò la fondina con la pistola, la staccò, la buttò lontano, rimise la mano dove era arrivata e, sempre facendola scorrere su di lei continuò ammiccando “…o quant’altro tu abbia da offrirmi…” Lyle disse queste cose sussurrandogliele a mezza voce e mantenendo il suo volto solo a pochi centimetri da quello della Parker

La donna fu presa troppo alla sprovvista per poter reagire tempestivamente. Quando riuscì a riordinare le idee sentì Lyle che lentamente si staccava da lei…ma solo per puntarle contro la sua pistola.

“Che cosa stai facendo, Lyle?…” domandò Miss Parker, ancora premuta contro la porta chiusa, fissando l’uomo che stava in piedi davanti a lei a gambe larghe e temendo che quanto le avevano detto Syd e Jarod il giorno prima si stesse maledettamente realizzando

“Che cosa stiamo per fare, vorrai dire…” la corresse lui “..avanti, cammina davanti a me fino a quella stanza..” le fece cenno lui con la pistola

Lei lo fissò con occhi di fuoco, ma dovette obbedire. Sapeva che non si sarebbe fatto alcun scrupolo nello sparargli.

“Ti prego Parker, non smettere di guardarmi così….sei bellissima con quell’espressione…mi sembra di avertelo già detto altre volte..”

“E a me sembra di averti già risposto altre volte che puoi anche andare al diavolo!…”

Lyle afferrò la testa di Miss Parker, le mise la pistola sotto al mento, portò il viso della donna vicino al suo e le sussurrò “..tz…Parker, Parker…ti sembra una cosa da dire alla persona con la quale stai per andare a letto?” e appoggiò le sue labbra su quelle serrate di Miss Parker, sempre continuando a spingerla a camminare. Lei per tutta risposta gli morse un labbro e lui ferito si staccò da lei e la spinse lontano. Miss Parker urtò il letto che avevano raggiunto nel frattempo e vi cadde sopra supina. Il soffitto le rimandò indietro la sua immagine spaventata.

Lyle fu subito a cavalcioni sopra di lei bloccandole le gambe col suo corpo e afferrandole saldamente le braccia con le due mani..la pistola gli dava un po’ fastidio, ma non era ancora il caso di appoggiarla…aveva comunque sotto di sé Miss Parker e non la solita ragazzina un po’ spaventata e un po’ affascinata…e lei era pericolosa…stupendamente pericolosa…finora aveva potuto contare sul fattore “sorpresa” ma non doveva abbassare mai la guardia.
Seguendo lo sguardo della donna verso il soffitto disse

“Hai visto? Non trovi sia molto eccitante?”

In risposta al suo sguardo di disapprovazione continuò “..beh, allora voglio dirti una cosa che te lo farà guardare con occhi diversi…” piegò allora le braccia per avvicinare la sua bocca all’orecchio di lei.

Quello che gli sussurrò dovette essere shockante perché Parker sgranò gli occhi e disse in un gemito

“…tu sei completamente pazzo, Lyle…”

“..eh!..eh!..” ghignò lui “…indovina un pò chi mi ha detto la stessa cosa poco fa?”

*****************************************************

Jarod scosse la testa per scacciare l’annebbiamento che gli offuscava la mente.
Si rese conto di essere legato come un salame e in una strana posizione: la sua testa era costretta verso il basso.

Non riuscì a vedere nulla, così su due piedi, della stanza in cui si trovava perché era completamente immersa nell’oscurità, ma quando i suoi occhi si abituarono al buio vide per prima cosa una forma accanto a lui, sulla destra…era….no…possibile?!…

“U…una telecamera?…” stupita, la voce di Jarod tagliò il silenzio

Era puntata verso di lui e registrava, lo poteva capire dal lento “bzzzzzz” che emetteva la corrente che circolava dentro lo strumento

Guardò a sinistra, ma la scena che gli si parò davanti era la medesima: anche qui c’era una telecamera. Solo che questa non puntava verso di lui, ma verso il pavimento.

Guardò finalmente nella direzione in cui la sua testa era stata bloccata….e non credette ai suoi occhi.
Il pavimento era costituito dal retro dello specchio che stava nella camera di Lyle e ora lui stava fissando il letto di Lyle a pochi metri più in basso…un bruttissimo presentimento si impadronì di lui…dannazione…era arrivato troppo tardi!

“FAMMI USCIRE DI QUI LYLE!!….LYYLE!….NON FARLO!!…LYYYLE!” urlò Jarod invano

Tentò di sgusciare via dalle corde e dalle manette che lo imprigionavano, ma Lyle non era uno sprovveduto…l’aveva legato veramente bene: se tentava di tirare le corde a livello dei polsi automaticamente queste si stringevano sul suo collo

“Dannazione!!” Jarod riversò in questa parola tutta la sua frustrazione e la sua rabbia

Non ebbe nemmeno il tempo di pensare altro che la scena di fronte a lui si animò: vide Lyle che entrava spingendo Miss Parker , vide quando lui tentò di baciarla e vide lo sguardo terrorizzato negli occhi della donna che amava quando cadde sul letto. Erano lì, faccia a faccia, a pochi metri l’uno dall’altra e lui non poteva fare niente per lei

“NOOO!… LYLE, LASCIALA STARE!….” urlò con quanto fiato aveva, ma nessuno sotto dette segno di sentirlo

Era fuori di sé dalla rabbia….ed era proprio questo che Lyle voleva filmare di lui: voleva avere una cassetta della sua sofferenza per potersela riguardare gongolante quando voleva…questo fatto riusciva solo a farlo diventare ancora più furente…

Ad un certo punto vide gli occhi di Miss Parker che lo fissavano, e in quel momento seppe che Lyle gliel’aveva detto.

Una strana sensazione lo colse…sembrò quasi che la consapevolezza, che entrambi ora avevano, che in quell’istante erano in pericolo e che stavano soffrendo lo facesse sentire…meglio? Poteva sentirsi “meglio” in una situazione simile? No…certo che no…ma quella era l’unica parola che riusciva a definire quello che provò guardando quegli occhi….

“LASCIALAAAA!!” urlò ancora come se servisse a qualcosa

Nella stanza sotto di lui però successe qualcosa.

******************************************************

BLAM!!

Un rumore di porta scardinata che sbatteva prima contro il muro e poi a terra e una voce famigliare ad entrambi

“FERMO MR LYLE!!” e poi in tono più basso, come se l’uomo che stava parlando si fosse voltato “MR SYDNEY, AVEVA RAGIONE LEI….MISS PARKER E’ NEI GUAI!…”

Lyle sì voltò e riconobbe Sam alla sua porta mentre gli puntava contro un’arma, e dietro di lui vide arrivare Willy e subito dopo Sydney. Immediatamente scese da Miss Parker e tentò la fuga raggiungendo la porta del bagno.

Velocissimo Willy uscì di fuori mentre Sam corse verso la porta che si era appena barricata dietro le spalle di Lyle.

Sydney invece andò dritto da Miss Parker

“Miss Parker…Miss Parker...come stai?” Chiese angosciato l’uomo inginocchiandosi accanto a lei, che nel frattempo si era messa a sedere sul bordo del letto, prendendole una mano.

“B…bene…bene…” rispose la donna tentando di nascondere lo shock, ma le labbra cominciarono a tremarle e gli spaventati occhi azzurri si riempirono di lacrime. Lei cercò di nascondere il volto tra le mani tremanti e Sydney, sentendo la tensione che pervadeva la donna, la prese tra le braccia offrendole una spalla su cui piangere. Parker era troppo scossa per alzare il suo consueto muro e cominciò a singhiozzare nascondendo il volto nell’incavo del collo dell’amico che nel frattempo le passava amorevolmente una mano sulla schiena stringendola con l’altra.


Dall’alto Jarod vide tutta la scena e fu sollevato nel vedere Sydney prendersi cura di Miss Parker…ma si rattristò nel pensare che, ancora una volta, lui non poteva essere lì per farlo al posto suo….

Dopo qualche minuto, Miss Parker, più calma si staccò da Sydney, e, dopo aver constatato che Sam era uscito insieme a Willy per andare a scovare suo…beh……Lyle…disse a Sydney

“Syd…in questa casa c’è anche Jarod…è…” alzò lo sguardo in direzione dello specchio “..è lassù…che guarda…”

“Parker, ci penso io…tu resta qui tranquilla…e poi…potrebbero tornare Sam e Willy…”

“Syd...digli che…” cominciò Parker guardando l’uomo con occhi incerti “…no…niente…”

Sydney si alzò e si diresse verso le scale

“Sydney!…” la voce di Miss Parker alle sue spalle che lo chiamava lo fece girare “…io lo sto facendo fuggire, non è vero?…Perché…?”

“…questo non posso saperlo io Parker…” le rispose lo psichiatra laconicamente “…credo comunque che la risposta è nel tuo cuore e che se la cercherai lì, alla fine la troverai…” così disse, lanciandole uno sguardo carico di comprensione e sparì sulle scale.

Come previsto ben presto Sam fu di ritorno

“Miss Parker, mi scusi se prima non gliel’ho chiesto…come si sente?”

“Meglio, grazie Sam…dov’è Lyle?”

“Ehm…non lo sappiamo…Willy è ancora sulle sue tracce, ma pare sia sparito in un vicolo dietro la casa….forse passando per le fogne…”

“..da quel ratto che è….” Terminò lei la frase con odio

“Ora è meglio che io la riporti a casa…ma dov’è Mr Sydney?” chiese Sam guardandosi intorno

“E’ già tornato al Centro..” mentì Miss Parker “...presto, usciamo da questa casa che mi mette i brividi..” così dicendo si alzò e si incamminò verso la porta seguita dallo sweeper.


Casa di Miss Parker , 8.00 P.M.

Miss Parker era abbandonata mollemente sul divano, avvolta nella sua veste da camera di seta rossa, immersa nella penombra, sorseggiando del costoso brandy e ascoltando la radio che le forniva il giusto sottofondo non facendola sentire più sola di quanto già fosse.

Pensava.

Non tanto a quello che era accaduto nella mattinata...no, a quello non avrebbe mai più pensato…era troppo…terribile per lei…pensava a quello a cui l’aveva portata il Centro…alla donna che era diventata a causa sua...e pensava a quello che aveva fatto quella mattina, quando aveva lasciato che Jarod semplicemente se ne andasse, dopo che aveva passato gli ultimi anni a cacciarlo….era stato un gesto spontaneo…come se fosse naturale farlo andare via….e l’aveva fatta sentire…diversa…”buona”…in quel momento si era come dimenticata di chi lei fosse…o di che cosa rappresentasse….

Ma chissà ora dov’era Jarod.

Il telefono squillò

“Jarod!…” disse la voce speranzosa di Miss Parker nella cornetta

“No, Parker…mi spiace, sono Sydney….” Una voce confusa rispose all’altro capo

“Oh..no, Syd, non dispiacerti….come sta Jarod?” così dissimulò Miss Parker la delusione che in realtà provava

“Sta bene…era sano e salvo…e molto preoccupato per te…”

Felice di sentirlo dire, ma ansiosa di non farlo notare a Sydney la donna riprese

“..bene...ma basta parlare di lui…piuttosto, perché mi hai chiamato, Syd?”

“Volevo sapere come stavi e….” pausa

“E..?” lo incalzò Miss Parker

“..e volevo sapere se avevi trovato la risposta che cercavi…se avevi capito il perché del tuo gesto di oggi…” completò l’uomo

“Io…credo di sì…credo di averlo lasciato libero perchè nel profondo del mio cuore so che lui è l’unica persona che potrebbe mai farmi vivere il mio…“giorno perfetto…”…” rispose ermetica Miss Parker

“Non credo di aver capito...ma se è la risposta che cercavi, sono contento per te Parker……adesso ti saluto, buonanotte, e se dovessi fare brutti sogni, non aver paura di parlarne con me…”

“Grazie Syd…di tutto…”

Fece appena in tempo ad appendere la cornetta che qualcuno bussò alla porta.

Doveva essere suo padre che, come suo solito, gli faceva la visita-contentino dopo che a lei era capitata una tragedia…non importava…qualunque cosa pur di non restare sola.

Aprì la porta e si trovò di fronte Jarod.

Non era entrato di soppiatto. Non aveva tenuto le distanze telefonando. Era lì davanti a lei e toccava a lei decidere se farlo entrare.

Lasciarlo fuori avrebbe significato essere la Miss Parker cacciatrice del Centro, la donna che lei stava scoprendo di…compatire…e lei voleva che invece, almeno per una volta, tutti i suoi problemi sparissero…voleva stare un po’ di tempo con una persona a cui voleva bene scordandosi che invece avrebbe dovuto odiarla.

Sorrise e si fece da parte per far passare Jarod. L’unico rumore che si sentiva ora in quella casa mentre i due si guardavano negli occhi, in piedi, in silenzio, era la musica che veniva dalla radio.
Aveva letto da qualche parte libri di poeti che decantavano il significato del silenzio….che a volte in un silenzio stavano più parole che non in un discorso intero…ma non vi aveva mai creduto…e invece ora era lì, a guardare Jarod e Jarod a guardare lei, e nessuno diceva niente, ma entrambi potevano sentire benissimo quello che ognuno provava nei confronti dell’altro…era già capitato parecchie volte in quegli ultimi giorni…una specie di “senso interiore” che li legava e che rendeva inutile ogni parola

Preoccupazione, ansia, angoscia, sollievo, felicità, affetto,amore…tutto era contenuto nel silenzio di quegli sguardi.

Oh it’s such a perfect day
I’m glad I spend it with you
Oh such a perfect day
You just keep me hanging on
You just keep me hanging on

…così la radio cominciò a cantare e, solo guardandosi, senza dire una parola, Jarod e Miss Parker rapiti dalla melodia, si presero lentamente l’una nelle braccia dell’altro e si cullarono ballando al suono della canzone…

Just a perfect day,
Problems all left the room
We can’t dishonour us...it’s such fun
Just a perfect day,
You made me forget myself
I thought I was someone else, someone good

Oh it’s such a perfect day
I’m glad I spend it with you
Oh such a perfect day
You just keep me hanging on
You just keep me hanging on

Scritto da Maf


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